“Corri, corri, corri e da maggio cominciamo a lavorare
seriamente sulla preparazione. Intanto puntiamo, come allenamento, ad una mezza
a fine marzo ed una ai primi di maggio”.
Mi ritornano in mente le parole che mi ha detto il direttore
tecnico della mia società quando gli ho comunicato che sarei andata a New York
per correre la mia prima maratona. Da allora mi segue da lontano: mi fornisce
gli schemi di allenamento, mi indica le gare da fare, risponde ai miei dubbi e
soprattutto mi incoraggia.
Abbiamo un modo particolare di comunicare: esclusivamente
via mail. Non ci incontriamo mai, ognuno assorbito dalla propria vita, ma io so
che c’è … e questo è tutto.
“Qualunque dubbio scrivimi: io, appena posso, ti rispondo” e
la risposta non si fa mai attendere.
Lo contatto.
Il lunedì mattina post-gara gli scrivo per comunicargli
l’esito della Bavisela.
“Benissimo … tre su tre fatte: è un ottimo allenamento sia
per la corsa che per la mente. Per questa settimana recupera e complimenti per
le tre su tre, obiettivo raggiunto!”.
La settimana di recupero passa veloce ed alla fine della
settimana arriva la prossima tabella da seguire. Capisco da subito che le cose
cominciano gradatamente a cambiare, è giunto il momento di aumentare i
toni: a maggio dovrò lavorare sulla
velocità.
Obiettivo: 2 giugno la “Napoleonica”, corsa podistica di 8
chilometri, con diverse salite lungo il percorso, da affrontare “senza stress”.
Con il nuovo schema anche la prima importante
raccomandazione: “Controlla il ferro perché, per le donne in particolare, ma
per tutti gli atleti in generale, periodi di intenso allenamento possono
provocarne il calo”.
In effetti gli esami rivelano che i miei livelli di ferro
sono piuttosto bassi e il medico mi consiglia di integrarli per un paio di
mesi. Mi sento stanca; decido di saltare un paio di lunghi e mi concentro sulle
ripetute: i miei tempi stanno migliorando e questo mi incoraggia, ma la mia
soddisfazione è destinata a durare poco perché se è vero che nelle ripetute sto
migliorando, quando si tratta di mantenere un buon ritmo non resisto per più di
quindici minuti.
Ormai ho completato la tabella e tra due giorni c’è la gara:
non sono soddisfatta di come è andato l’allenamento questo mese, non mi sento
di aver lavorato bene e penso di non partecipare … Ma se lo facessi sarebbe un
po’ come arrendersi e non posso permettermelo. Mancano cinque mesi: mi sembrano
pochissimi, ho ancora tanta strada da fare e non posso cominciare a mollare.
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