Sembra strano dirlo quando mancano ancora quasi cinque mesi,
ma New York si avvicina.
I più esperti, quelli che hanno già corso una o meglio
alcune maratone, non hanno ancora cominciato la
loro preparazione. Per loro sono sufficienti alcune settimane per
arrivare preparati all’appuntamento del primo novembre. Agli esordienti, come
me, occorre sicuramente molto di più. Non possiamo essere approssimativi e
sperare di farcela. E’ un lavoro di mesi: costante, meticoloso, continuo,
settimana dopo settimana, senza mai mollare.
In due anni, senza aver mai corso prima, sono passata da
zero a ventun chilometri; adesso sto scalpitando perché sono curiosa di
affrontare percorsi più lunghi, sono curiosa di vedere come reagirò e se ce la
farò: è il mio sogno che è diventato anche la mia sfida quotidiana.
Ci sono dei
giorni in cui mi sento in ottima forma, affronto gli allenamenti piena di
energia e sono mentalmente carica.
Ci
sono dei giorni, pochi per fortuna, in cui mi sento fiacca e faccio fatica ad
indossare le mie scarpe da running ed allora penso: “La maratona? Il blog?
Perché non correre per puro divertimento e basta e non sentirmi in colpa quando
(raramente in effetti) salto un allenamento?”
Mi rispondo da sola: non amo le cose semplici, tuttaltro;
amo le cose che quando le fai ti procurano vera soddisfazione perché sono solo
queste quelle che ti lasciano qualcosa dentro.
Correre con il caldo o la sera o la domenica, togliendo lo
spazio ad un aperitivo, ad un’uscita con gli amici o semplicemente privandomi
di un paio d’ore di sonno o di una sosta sul divano: mi piace, fa parte della
mia vita di oggi.
Spesso rispettare una tabella significa anche fare le capriole
per non lasciare tutto il resto indietro, significa programmare ogni piccola
attività quotidiana: dalla spesa alla lavatrice, dalla passeggiata con Pilla
(la mia cucciola) alla cena da preparare. Eppure non sono disposta a
rinunciare: mi auguro solo che non ci siano troppi imprevisti sulla mia strada
da qui a New York.
Intanto l’agenzia ad inizio giugno ci ha chiesto di versare
il secondo acconto, eppure io sono ancora ben lontana da immaginare quello che
succederà tra qualche mese.
Ogni tanto curioso sul web e leggo le testimonianze di chi
la maratona di New York l’ha già corsa. Il denominatore comune, quello su cui tutti
concordano, è la grandissima partecipazione di folla, il tifo di circa
cinquanta milioni di persone che costeggiano il percorso cantando, inneggiando,
chiamandoti per nome se hai scritto il tuo nome sulla maglietta, dandoti il
cinque … Tutto questo fa di New York la maratona più popolare, quella che val la pena
correre almeno una volta.
Leggendo in rete sembra impossibile non farcela. Sarà
l'entusiasmo che traspare dai racconti, sarà l’euforia di questa grandissima festa
del podismo, sarà il folklore del pubblico … sarà semplicemente New York.
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